Le congruenze

di Suor Blandina Paschalis Schlömer

Il Volto sul Velo appare in modi estremamente diversi allo stupore di un osservatore attento. L’immagine del volto umano che si osserva nel velo può assumere in un dato momento colori intensi. I capelli le ciglia e altri dettagli formano una immagine molto compatta, con tonalità ocra scuro e riflessi verdi.

Se lo illuminiamo dalla parte posteriore, il Volto vi appare vivo, come se stesse guardando attraverso il tessuto sottilissimo. I capelli incorniciano il Volto in una cascata di riccioli. Il bianco della congiuntiva dell’occhio risalta con incredibile intensità. Lo sguardo è affabile, sfumato con un certo sorriso.

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Se si guarda la superficie chiusa e densa del tessuto, e se il volto assume sfumature di ocra verdastro, allora esso appare più simile alle icone ieratiche della Chiesa d’Oriente. Questo viso così vivo si anima ancora di più quando lo si rischiara con una luce a raggi UV, sia davanti che dietro.

 

Quando la luce proviene dalla parte posteriore, delle macchie si stagliano sulla fronte e sulle guance come se si trattasse di graffi; il bianco di solito immacolato degli occhi e le palpebre rivelano ugualmente strane macchie. Ma la capigliatura dai morbidi riccioli brilla di un tale splendore che è difficile smettere di guardarla.

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L’immagine presenta le stesse caratteristiche di una diapositiva: i colori sono della stessa intensità su entrambi i lati, anche se non può essere rilevata traccia di pigmenti, nemmeno sotto la lente d’ingrandimento. Come su una diapositiva, ci sono un dritto e un rovescio speculari del volto.

Ciò che rimane non è altro che questo piccolo pezzo di stoffa bianca a trama irregolare, sistemato in un reliquiario a forma di ostensorio. Qualcosa di meno appariscente di questo piccolo pezzo di stoffa trasparente quasi non può esistere. Eppure esso porta in sé un incredibile messaggio.

La Sindone e
il velo di Manoppello

Allo stesso tempo, mi lanciai nel confronto con la Sindone di Torino, cercando i punti comuni e confrontando le proporzioni. Mi trovavo da sola di fronte a un fenomeno sorprendente: la Sindone di Torino specialmente nella versione speculare, presentava lo stesso volto asimmetrico: la guancia gonfia, la metà destra del volto deformato come per una paralisi unilaterale, sopracciglia alzate e la bocca un po’ storta; il tutto diventava molto più chiaro se si confrontavano i volti allo specchio.

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La Sindone è stata il modello per eccellenza di tutte le icone di Cristo. Come ho già ricordato, le generazioni di un tempo conoscevano unicamente il positivo della Sindone non il negativo della fotografia, che invece noi possiamo vedere. Non vedevano quindi veramente un volto, ma, dal momento che la Sindone è un grande negativo fotografico, percepivano solamente un volto con rapporti di contrasto invertito e per di più in toni giallo e rosso estremamente delicati. Dobbiamo veramente chiederci come, a partire dall’originale della Sindone, sia stato possibile arrivare a una rappresentazione così esatta e unificata di Cristo come quella trasmessaci dalla tradizione, se non ci fosse stato il Velo di Manoppello. Quest’ultimo, in effetti, spiega tutto, ogni dettaglio insolito dell’immagine di Cristo trasmessa attraverso i secoli.

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Per un’affinità tra la Sindone e il Velo, a mio avviso si dovrebbe anche trarre la seguente conclusione: sulla Sindone, gli occhi e la bocca non sono completamente chiusi, contrariamente a quanto comunemente accettato dopo la prima fotografia del negativo.

Sarebbe di grande aiuto intraprendere un’analisi sistematica di tipo medicolegale delle ferite facciali dell’uomo che vi fu avvolto.

… le ferite e i graffi inflitti dalla corona di spine vengono evidenziati molto bene quando lavoriamo con la “doppia immagine”. La fronte ne è tutta ricoperta. Fin dall’inizio ho avuto l’impressione che tutto il volto, come emergeva da questa complementarietà reciproca e compenetrazione della “doppia immagine “, formasse una sorta di carta topografica scavata da solchi e contrassegnata dalle lesioni più impossibili.

Con queste due “foto” fuori dal comune, è possibile impegnarsi in analisi scientifiche. Al momento, questo è già il caso della Sacra Sindone. Un giorno, forse, si riuscirà a dare spiegazioni ragionevoli e scientifiche anche del Velo.

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… il Velo e la Sindone di Torino sono oggetti di culto religioso spiega anche il silenzio rispettoso riguardo alla loro esistenza nei documenti scritti dei primi secoli. A partire dal IV secolo gli imperatori e gli artisti hanno fatto esplicito riferimento a questi “documenti non scritti” della fede cristiana.

L’Occidente ne ha pian piano perso la memoria. È il momento, secondo me, di ritrovarli: le fonti dell’immagine autentica di Cristo sono due, non solo una.

Se la Sindone e il Velo corrispondono all’immagine di Cristo trasmessa dalla tradizione, allora hanno una relazione tra loro e rappresentano la stessa persona.

I punti di congruenza

Ecco i punti di orientamento che uso oggi per sovrapporre i due volti:

11 punti di orientamento o di congruenza:

  • pupilla dell’occhio sinistro;
  • pupilla dell’occhio destro;
  • naso lungo e asimmetrico (1 verticale e 1 narice orizzontale);
  • linea inferiore del labbro superiore (la linea mediana sopra i denti e i denti stessi);
  • ematoma sul lato sinistro del naso;
  • tracce di violenza nell’angolo sinistro della bocca;
  • lesione della palpebra inferiore sinistra (intaglio a V);
  • una linea verticale sulla guancia sinistra (che fa parte di una serie di graffi pesanti sulla guancia, causati da spine).
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Sono presenti innumerevoli altri punti in comune ed è possibile scoprire elementi nuovi ogni giorno mentre si procede nello studio. Questi sono quelli selezionati per facilitare un allenamento nella visione. L’intera superficie del viso è disseminata di piccoli segni di violenza che possono essere visualizzati nella graduale transizione della trasparenza dei vari livelli nel programma Adobe Photoshop dalla percentuale 100% della Sindone di Torino alla percentuale 100% del Velo di Manoppello o viceversa. Si può vedere come un’immagine cresca dall’altra senza alcuna discontinuità.

Il sudario di Oviedo

Tra questi teli, i più conosciuti al di fuori del luogo che le ospita sono la Sindone di Torino, il Velo di Manoppello e il Sudario di Oviedo:

  • la Sindone di Torino mostra l’intero corpo del Crocifisso;
  • il Sudario di Oviedo avvolse la testa dopo la morte venendo così in contatto diretto con il volto di Cristo; porta tracce di sangue “morto” del gruppo AB;

il Velo di Manoppello fu posto sul viso, sopra la Sindone, nella tomba; su di esso appare il volto di un uomo vivo.

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Il sudario aveva lo scopo di assorbire sangue e siero accumulato nei polmoni e nello stomaco, fuoriusciti dalle aperture della testa nei movimenti della salma, e che il corpo era stato ancora spostato più volte prima di poter essere finalmente collocato nella tomba. Se il viso non fosse rimasto avvolto nel Sudario di Oviedo (in due strati!), l’intera Sindone nella parte della testa sarebbe stata impregnata di sangue e di siero e in essa non sarebbe stato possibile riconoscere alcuna traccia delicata di un volto, come invece attualmente si verifica.

Sabato Santo
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  1. Cadavere di Cristo.
  2. Sudario di Oviedo, tracce di sangue, nello stato asciutto e secco, duro come carta o cartoncino o come lino rigido.
  3. Santa Cuffia di Cahors, per dare sostegno al mento.
  4. Sindone di Torino, per avvolgere tutto il corpo di Cristo
  5. Sudario di Kornelimünster
  6. Velo di Manoppello
  7. Sindon Munda (Lenzuolo puro), posta sulla pietra per accogliere il corpo

Inoltre, un tale panno bagnato di sangue, se fosse stato deposto in un luogo a parte il Venerdì Santo, come è spiegato nel libro, il mattino di Pasqua non avrebbe potuto essere improvvisamente un segno di risurrezione per Giovanni che riferisce dettagliatamente della situazione nella tomba, essendo, come abbiamo detto l’unico tra gli Apostoli ad assistere al Venerdì Santo e alla sepoltura. Questo è per me semplicemente assurdo e privo di ogni logica.

Mattino di Pasqua
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Dobbiamo tornare al Venerdì Santo, perché c’è un altro fatto che può turbare gli scienziati tanto quanto il Velo stesso: la corrispondenza molto precisa tra tracce di sangue e ferite sul Sudario di Oviedo, con le ferite visibili sul Velo.

Il Sudario di Oviedo fu applicato, in doppio strato, sul viso del Crocifisso mentre era ancora in croce. Il resto del tessuto, che ha le dimensioni di un asciugamano, è stato avvolto intorno alla testa e annodato sulla sua parte superiore e posteriore. La spalla destra su cui era reclinata la testa impediva al tessuto di avvolgere l’intera circonferenza del capo.

In tal caso, la Santa Cuffia di Cahors, che ho potuto fotografare io stessa da vicino nell’ottobre 2005, è stata probabilmente applicata per dare sostegno a questo involucro della testa. Il cappuccio è composto da diversi strati di garza assorbente e presenta macchie di sangue e siero sul lato interno destro.

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Queste ferite corrispondono esattamente a quelle sul viso del Velo di Manoppello: sulla parte mediana del viso, lungo il naso vicino alla frattura, si osservano la stessa “costellazione” così peculiare e una ferita sanguinosa tra il naso e la guancia destra, probabilmente causata dal colpo di un oggetto pesante. Linee parallele nella stessa direzione obliqua, sbieca, sono visibili tanto nel Sudario di Oviedo quanto nel Velo di Manoppello, così come il labbro superiore gonfio e persino due denti.

Per rapportare il Sudario di Oviedo con il volto del Velo, ho usato la sovrapposizione del Sudario di Oviedo sul volto della Sindone di Torino, definita dal gruppo sindonologico spagnolo di ricerca EDICES.

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Da questo posizionamento della Sindone di Torino sotto il Sudario di Oviedo deriva una posizione molto precisa e fissa per il Velo di Manoppello. E rimane chiara la stretta relazione tra il Sudario di Oviedo e il Volto di Manoppello.

Le tre reliquie Oviedo, Torino e Manoppello, sovrapposte in tre strati, formano un’immagine congruente.

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Questa tripla sovrapposizione dimostra che le tracce di sangue e siero presenti sul Sudario di Oviedo non contraddicono né l’anatomia del viso di Manoppello né le ferite visibili sia sul tessuto di Torino come su quello di Manoppello. Inoltre, il numero delle reliquie soddisfa i requisiti della legge ebraica per la sepoltura di un corpo coperto di sangue. La loro scelta e qualità corrispondono anche al bisogno umano dei discepoli di Gesù di rendere gli ultimi onori al Messia morto.

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Secondo la legge ebraica, l’ordine dei teli era dunque il seguente:

prima il Sudario, per assorbire il sangue ed il siero accumulato nei polmoni, poi la Sindone ad avvolgere tutto il corpo, e infine, quale omaggio reso al morto, il delicato velo in “imperituro” bisso. Il bisso era infatti il materiale più prezioso utilizzato per la sepoltura di personalità eminenti, come testimoniano la storia e la testimonianza di Chiara Vigo, la tessitrice di bisso.

Riassumiamo

ancora una volta

le immagini “non fatte da mani d’uomo” che appaiono sulla Sindone di Torino e sul Velo di Manoppello presentano in alcuni punti corrispondenze molto precise con i segni del sangue sul Sudario di Oviedo.

Il Signore Gesù Cristo operò il miracolo della creazione del proprio autoritratto nel momento stesso in cui, nella Risurrezione, passò dalla morte alla vita. La morte, visibile nella Sacra Sindone, precede la Risurrezione, visibile nel Velo di Manoppello.

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