La pornografia

La pornografia è un fenomeno dilagante, favorito dalla possibilità di accedere attraverso Internet a siti pornografici gratuiti. Basta un click e si è dentro un mondo di perversioni. Non vi sono filtri, nel senso che tutti, anche i minorenni, possono tranquillamente visitarli e prendere visione dei contenuti, piuttosto noiosi a dire il vero (non vi è difatti nessuna trama e nessun significato, tutto è meccanico e arido).

Il web è stato un’invenzione straordinaria ma presenta aspetti positivi e negativi. Fra questi ultimi vi è per l’appunto la possibilità di farne un uso deviato e pessimo. I giovani assistono a oscene prestazioni animalesche in cui l’uomo e la donna perdono completamente la loro dignità.

Questi siti proliferano e non vi è nessuno che controlli e possa impedirne l’apertura. L’unico filtro, del tutto inutile, sta nel rispondere a una domanda: sei maggiorenne? e cliccare sul sì o sul no. Tutti cliccano sul sì, e il gioco è fatto, si entra nel paese di Bengodi.

Papa Francesco ha finanche messo in guardia i seminaristi dalla pornografia, un vizio «che tocca tanta gente, anche i sacerdoti, i seminaristi, suore e anime consacrate».

L’International Secure Systems Lab ha stimato che a livello mondiale il 12% dei siti esistenti sul web offre materiale pornografico, mentre il 35% di tutti i download è di natura pornografica. La piattaforma di marketing Semrush ha rivelato che in Italia il sito più frequentato è Pornhub, con 20 milioni di visitatori unici al mese, di cui il 16% dichiara un’età compresa tra i 18 e i 24 anni.

Secondo il Papa «il diavolo entra da lì […]. Il cuore puro […] non può ricevere queste informazioni pornografiche, che oggi sono all’ordine del giorno». Il Pontefice ha poi sostenuto che la pornografia indebolisce l’anima.

La teologa Gaia De Vecchi su Famiglia Cristiana ha evidenziato il fenomeno prendendo le mosse dall’immagine del sasso che, gettato nell’acqua, produce dei “cerchi di riflessione”.

Il primo cerchio riguarda la cultura dello scarto, dell’usa e getta. La pornografia è generata da questa mentalità e a sua volta la alimenta. Il web ne ha ampliato confini e possibilità di sviluppo. La domanda si è dilatata, come anche l’offerta. Il corpo non è più tempio dello Spirito Santo ma un postribolo, un oggetto da usare per fini immorali.

Secondo cerchio: la dipendenza, che è in forte aumento perché il digitale ne permette l’accesso a qualsiasi ora, in modo anonimo e a bassissimi costi. Come ogni altra dipendenza, essa influenza ogni aspetto della persona: fisico, psichico, sociale.

Il terzo cerchio concerne l’educazione all’affettività e alla sessualità. L’uomo e la donna devono prendere coscienza della loro dignità e del loro valore, della loro origine divina.

Di certo la pornografia non viene da Dio ma dal diavolo. Ne è prova la testimonianza di un porno attore italiano, Rocco Siffredi, il quale, nel corso di un programma televisivo di cui era ospite (Rai 2, Belve, puntata del 15 novembre 2022), ha confidato qualcosa di profondo e di doloroso di sé: il desiderio di castrarsi e di morire per liberarsi dalla dipendenza dal sesso. Ma l’affermazione più forte dell’attore è stata questa: «Quando si parla di diavolo, secondo me oggi il diavolo è il sesso». Detto da un uomo assolutamente lontano da Dio fa un certo effetto. Per un credente le parole di Siffredi risuonano come la rappresentazione vivente della modalità subdola con cui il demonio si impossessa di un’anima, asservendola a sé.

Ovviamente il sesso in sé non è un male. Il male vi è quando se ne fa un uso improprio e distorto. L’atto sessuale, se c’è vero amore, unisce la coppia, la rafforza, è atto unitivo di corpi e anime gradito al Signore.

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