Adulazione e adulatori

Il filosofo  greco Antistene affermò: «È meglio capitare tra i corvi che tra gli adulatori: gli uni divorano i cadaveri, gli altri i vivi».

Evidentemente il filosofo non aveva una buona concezione degli adulatori, i quali ti lodano da vicino e ti criticano da lontano, alle tue spalle, e per giunta sono tra i primi che tendono a tradirti.

L’adulazione è una forma acuta di ipocrisia. Dagli adulatori bisogna stare distanti, sono capaci di tutto, perfino di vendersi al miglior offerente o di passare sul cadavere delle proprie madri.

In una lettera che custodisco gelosamente, Don Tonino Bello mi scrisse di non circondarmi di adulatori, ben sapendo quanto fossero pericolosi e infidi. Lui stesso ne ebbe molti proprio tra i sacerdoti (non tutti ovviamente), i quali lo vezzeggiavano in sua presenza e lo accoltellavano alle sue spalle, contestandolo aspramente, senza mezze misure.

Le persone con la lingua biforcuta vanno compatite ma tenute alla larga.

Che cosa li spinge ad adulare? Il timore degli altri, specie dei potenti; il desiderio di fare carriera; la bassa autostima; il volersi accreditare agli occhi degli altri come uomini perbene, dalla cui bocca escono latte e miele.

Per rafforzare il proprio ego friabile devono denigrare le persone migliori di loro, abbassarle al loro infimo livello oppure al di sotto di esso.  Solo chi si sente debole e inadeguato può vestire i panni dell’adulatore. Chi invece è sicuro di sé, delle proprie capacità e qualità, non necessita di adulare o di farsi adulare. È soddisfatto di sé stesso, è in pace con sé stesso, non ha bisogno di puntellare il proprio io, semmai è orientato a renderlo conforme all’io di Cristo, al Suo cuore, saggio, amorevole, mite e umile: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11, 25-30).

L’adulatore in effetti porta dentro di sé un peso enorme, quello di sentirsi inadeguato, ma non ricorre al Signore, il cui giogo è dolce e leggero. Egli non è mite perché dentro di sé combatte una guerra tra chi è e chi vorrebbe essere. Non è umile perché non riconosce e non accetta i propri limiti. Egli vorrebbe essere la persona che è oggetto della sua adulazione, ma non potendo esserlo ricorre a degli escamotage mediocri.

Mi è capitato di avere a che fare con uno di essi, con un ruffiano seguace e adulatore di un politico locale. Volendo quest’ultimo sondare la mia intenzione di voto e non potendo farlo direttamente, chiese al suo ruffiano di telefonarmi e di farmi sputare il rospo.  Costui mi telefonò e, dicendo tutto il male possibile del suo mandante, mi domandò per chi avrei votato. Avevo capito l’antifona ma fui franco: non avrei di certo votato per il soggetto gradito al suo mandante, il quale si ritiene furbo ma non lo è. Ovviamente il ruffiano riferì al suo capo il contenuto della nostra conversazione, e so per certo che non la prese bene. Ma, vivaddio, mi ritengo un uomo libero; non temo alcuno, solo Dio; dico ciò che penso, con garbo e un certo stile, senza mai pormi il problema dell’effetto che le mie parole potrebbero sortire su certa gente. In altre parole, non sono un adulatore.

Un esempio di quanto dannosa possa essere l’adulazione riguarda Hitler e la sua squadra di sicari e assassini senza scrupoli. È un fatto tra l’altro storicamente accertato. Tutto ciò che Hitler diceva veniva preso alla lettera ed eseguito senza esitazioni o freni morali, spesso senza che costui avesse impartito ordini formali.

I suoi adulatori si sentivano in dovere di «lavorare in funzione del Führer», cioè tenendo conto degli obiettivi ideologici del nazismo, in tutte quelle situazioni in cui gli ordini delle autorità non erano chiari o completi.

Ad esempio, se Hitler, nei suoi frequenti scatti di ira, sbraitava che il mondo sarebbe stato un posto migliore se fossero spariti dalla circolazione gli zingari, i suoi adulatori nazisti ne traevano motivo per dare la caccia agli zingari e sopprimerli, pensando in tal modo di andare incontro ai desiderata del Führer per ottenere benefici e benemerenze. Che Hitler avesse in mente lo sterminio di massa dei non ariani è cosa certa, ma essi in un certo senso ne anticipavano le future direttive e se ne compiacevano. Il male assoluto.

Gli adulatori sono dei narcisisti manipolatori.

Secondo gli psicologi alla base dell’adulazione vi sarebbe una fissazione infantile che nell’età adulta si esprime come bisogno di essere il centro del mondo, ignorando e disinteressandosi dei bisogni altrui.

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